pirex
2010-06-13 19:59:47 UTC
INTERCETTATI SOLO COL PERMESSO DEL VESCOVO.
IL DDL DEL GOVERNO METTE AL SICURO PRETI E RELIGIOSI
35620. ROMA-ADISTA.
Se un pubblico ministero intercetta un prete o un religioso
deve avvisare immediatamente l’autorità ecclesiastica.
Così stabilisce una norma presente nel cosiddetto disegno di
legge intercettazioni, in discussione al Parlamento in queste
settimane, sfuggita all’attenzione di quasi tutti i grandi
mezzi di informazione, che amplia un privilegio di cui gli
ecclesiastici già godevano.
In precedenza, infatti, il superiore diocesano o religioso
doveva essere informato dal pubblico ministero solo nel caso
in cui fosse stata avviata “l’azione penale”, mentre ora il
pm deve segnalare preventivamente alle autorità
ecclesiastiche anche le eventuali intercettazioni nei
confronti di un prete.
Se si intercetta un prete diocesano o un religioso, quindi,
il pubblico ministero deve subito informare il vescovo della
diocesi di appartenenza; e se ad essere intercettato è un
vescovo – “coadiutore, ausiliare, titolare o emerito, o un
ordinario di luogo equiparato a un vescovo diocesano, abate
di un’abbazia territoriale” – “il pubblico ministero invia
l’informazione al cardinale Segretario di Stato”, ovvero al
card. Tarcisio Bertone.
Bocciati tutti gli emendamenti dell’opposizione che puntavano
a sopprimere questa norma. “Perché un privilegio del genere
deve essere previsto solo per i cattolici?”, ha chiesto il
senatore del Pd Vincenzo Vita. In questo modo “si crea una
discriminazione importante sulla quale non siamo d’accordo”.
Possibili effetti della norma.
A Como, nel 2004, viene messo sotto inchiesta per pedofilia,
don Mauro Stefanoni, parroco di Laglio.
Il pm, secondo la legge, avvisa l’allora vescovo, mons.
Alessandro Maggiolini, che poi tramite due suoi stretti
collaboratori – mons. Enrico Bedetti, oggi presidente
dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero di
Como, e mons. Oscar Cantoni, attuale vescovo di Crema – a sua
volta informa don Stefanoni di stare attento perché la
Procura della Repubblica sta indagando su di lui.
Il pm se ne accorge e incrimina per favoreggiamento
Maggiolini che nel settembre 2008 viene chiamato in tribunale
a rispondere delle accuse.
A novembre dello stesso anno il vescovo muore e il suo
procedimento viene archiviato.
Per Bedetti e Cantoni viene chiesta l’archiviazione perché
avrebbero solo obbedito alle istruzioni ricevute dal vescovo.
Don Stefanoni invece viene condannato a 8 anni per abusi
sessuali nei confronti di un minore disabile proprio grazie
alle numerose intercettazioni telefoniche – effettuate prima
di aver informato Maggiolini – che lo inchiodavano. Con la
nuova legge, probabilmente, l’avrebbe fatta franca dal
momento che il vescovo lo avrebbe messo in guardia prima
ancora che le intercettazioni telefoniche fossero avviate.
Così come forse non sarebbero venuti a galla molti loschi
affari della “cricca” Balducci-Anemone-Bertolaso:
durante le intercettazioni, infatti, gli inquirenti si sono
imbattuti in don Evaldo Biasini, “don bancomat”, il religioso
della congregazione del Preziosissimo Sangue che custodiva i
quattrini della cricca.
I pm avrebbero dovuto immediatamente informare il vescovo di
Biasini, il quale avrebbe a sua volta avvisato il religioso
che sicuramente avrebbe allertato Balducci, Anemone & Co. E
tutti quanti avrebbero rinunciato al telefono, mettendo una
pietra tombale sulle indagini. (luca kocci)
http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=47329&PHPSESSID=85ded5
IL DDL DEL GOVERNO METTE AL SICURO PRETI E RELIGIOSI
35620. ROMA-ADISTA.
Se un pubblico ministero intercetta un prete o un religioso
deve avvisare immediatamente l’autorità ecclesiastica.
Così stabilisce una norma presente nel cosiddetto disegno di
legge intercettazioni, in discussione al Parlamento in queste
settimane, sfuggita all’attenzione di quasi tutti i grandi
mezzi di informazione, che amplia un privilegio di cui gli
ecclesiastici già godevano.
In precedenza, infatti, il superiore diocesano o religioso
doveva essere informato dal pubblico ministero solo nel caso
in cui fosse stata avviata “l’azione penale”, mentre ora il
pm deve segnalare preventivamente alle autorità
ecclesiastiche anche le eventuali intercettazioni nei
confronti di un prete.
Se si intercetta un prete diocesano o un religioso, quindi,
il pubblico ministero deve subito informare il vescovo della
diocesi di appartenenza; e se ad essere intercettato è un
vescovo – “coadiutore, ausiliare, titolare o emerito, o un
ordinario di luogo equiparato a un vescovo diocesano, abate
di un’abbazia territoriale” – “il pubblico ministero invia
l’informazione al cardinale Segretario di Stato”, ovvero al
card. Tarcisio Bertone.
Bocciati tutti gli emendamenti dell’opposizione che puntavano
a sopprimere questa norma. “Perché un privilegio del genere
deve essere previsto solo per i cattolici?”, ha chiesto il
senatore del Pd Vincenzo Vita. In questo modo “si crea una
discriminazione importante sulla quale non siamo d’accordo”.
Possibili effetti della norma.
A Como, nel 2004, viene messo sotto inchiesta per pedofilia,
don Mauro Stefanoni, parroco di Laglio.
Il pm, secondo la legge, avvisa l’allora vescovo, mons.
Alessandro Maggiolini, che poi tramite due suoi stretti
collaboratori – mons. Enrico Bedetti, oggi presidente
dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero di
Como, e mons. Oscar Cantoni, attuale vescovo di Crema – a sua
volta informa don Stefanoni di stare attento perché la
Procura della Repubblica sta indagando su di lui.
Il pm se ne accorge e incrimina per favoreggiamento
Maggiolini che nel settembre 2008 viene chiamato in tribunale
a rispondere delle accuse.
A novembre dello stesso anno il vescovo muore e il suo
procedimento viene archiviato.
Per Bedetti e Cantoni viene chiesta l’archiviazione perché
avrebbero solo obbedito alle istruzioni ricevute dal vescovo.
Don Stefanoni invece viene condannato a 8 anni per abusi
sessuali nei confronti di un minore disabile proprio grazie
alle numerose intercettazioni telefoniche – effettuate prima
di aver informato Maggiolini – che lo inchiodavano. Con la
nuova legge, probabilmente, l’avrebbe fatta franca dal
momento che il vescovo lo avrebbe messo in guardia prima
ancora che le intercettazioni telefoniche fossero avviate.
Così come forse non sarebbero venuti a galla molti loschi
affari della “cricca” Balducci-Anemone-Bertolaso:
durante le intercettazioni, infatti, gli inquirenti si sono
imbattuti in don Evaldo Biasini, “don bancomat”, il religioso
della congregazione del Preziosissimo Sangue che custodiva i
quattrini della cricca.
I pm avrebbero dovuto immediatamente informare il vescovo di
Biasini, il quale avrebbe a sua volta avvisato il religioso
che sicuramente avrebbe allertato Balducci, Anemone & Co. E
tutti quanti avrebbero rinunciato al telefono, mettendo una
pietra tombale sulle indagini. (luca kocci)
http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=47329&PHPSESSID=85ded5
--
"...il sud è il Bancomat d’Italia, è il derubato che continua
a essere chiamato ladro...
http://www.beppegrillo.it/2010/04/terroni_intervi.html#a3_tito
"...il sud è il Bancomat d’Italia, è il derubato che continua
a essere chiamato ladro...
http://www.beppegrillo.it/2010/04/terroni_intervi.html#a3_tito