Discussione:
Giuffrida, la fininvest e la FUFFA della TRANSAZIONE
(troppo vecchio per rispondere)
Law & Order
2007-07-29 09:04:31 UTC
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AHAHHAHHAHAH



Ho letto il comunicato su TGCOM che dire?

Il classico esempio della DISINFORMATIA BERLUSCOIDE: una lenzuolata di
NIENTE tanto da far impallidire il fotoromanzo spedito coi soldi dei
contribuenti alle elezioni del 1994.





Ma avete letto bene?



Certo che il berlusko deve avere così poca stima dei suoi elettori se pensa
di aver tolto ogni dubbio sui finanziamenti SOSPETTI con un comunicato di
una TRANSAZIONE, pieno zeppo di NIENTE

perché la TRANSAZIONE STESSA non è altro che FUFFA.

Intanto precisiamo cosa è una TRANSAZIONE.

La Transazione non è una sentenza di un GIUDICE, ma un contratto con il
quale le parti si fanno reciproche concessioni per porre fine ad una lite.



Chi erano le parti?

Parte1) Una società miliardaria con al soldo un esercito di avvocati

Parte2) Giuffrida un povero funzionario sfigato che ha avuto la sfiga
di doversi occupare degli affari (sporchi ?) della parte1 che lo AVEVA
CITATO IN GIUDIZIO PER UN RISARCIMENTO MILIARDARIO.

2 parti alla PARI!!!!!!!!





Cmq non è questo, veniamo al comunicato della TRANSAZIONE.





Inizia con:

MAFIA, FININVEST:"TEOREMI SMENTITI"



Non ho trovato smentite DOCUMENTATE , le smentite di Ghedini non mi
interessano.



HO CERCATO invano frasi simili a questa:

"Dalle indagini è stato appurato che i finanziamenti -sospetti- non sono
più sospetti perché i finanziatori sono stati:

xxxxx

yyyyy

zzzzz

ecc.

NIENTE di tutto questo.

Non ci sono NOMI di finanziatori, ma solamente un generico "''era
pacificamente riveniente da persone, fisiche o giudidiche, tutte
immediatamente riferibili all'allora costituendo Gruppo Fininvest e quindi
senza alcun afflusso di denaro dall'esterno''

Non hanno detto NIENTE

FUFFA- FUFFA -FUFFA solamente tanta FUFFA

NOMI , COGNOMI e MOVIMENTI BANCARI -------PLEASE.



------------------------------------------



Nel comunicato si legge:

''il dott. Giuffrida, all'esito di una prospettazione maggiormente organica
delle operazioni poste oggi alla cognizione del Tribunale Ordinario di
Palermo'' e della relativa documentazione ''riconosce i limiti delle
conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni rese al
dibattimento ed inoltre che le predette operazioni oggetto del suo esame
consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di
capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest''.



CIOE'? ... NON HO CAPITO BENE.



Giuffrida riconosce I LIMITI delle conclusioni. (traduzione: NON HO TROVATO
NIENTE)



E invece PROSEGUE:



"che le predette operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte
RICOSTRUIBILI e tali da ESCLUDERE l'apporto di capitali di provenienza
esterna al gruppo Fininvest"



domanda:
MA SE NON HA TROVATO NIENTE COME FA AD AFFERMARE CHE TUTTE LE OPERAZIONI
ERANO RICOSTRUIBILI TALI DA ESCLUDERE ecc ecc.

Se erano RICOSTRUIBILI perché PERCHÉ NON LE HA RICOSTRUITE CON NOMI E
COGNOMI?

---------------------------------------------------------

A sua volta la Finvest ha riconosciuto:

''CHE I LIMITI della consulenza del dott. Giuffrida non sono dipesi da sua
negligenza ma da EVENTI ESTRANEI alla sua volonta' e cioè: SCADENZA DEI
TERMINI e successiva archiviazione del procedimento, che lo hanno indotto a
conclusioni parziali e non definitive''.



SCADENZA TERMINI?

Ma se era tanto chiaro

"che le predette operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte
ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza
esterna al gruppo Fininvest"

come mai hanno lasciato scadere i termini?

La FININVEST avrebbe avuto tutta la convenienza di far finire le indagini
il PRIMA POSSIBILE per evitare di passare per MAFIOSI, agli occhi dell'opinione
pubblica.

Un'azienda PULITA, avrebbe UN MINUTO DOPO l'inizio dell'indagine, fornito
TUTTE LE CARTE per chiudere il prima possibile l'indagine invece di rimanere
nella GRATICOLA per tanti anni.



Se la FININVEST fosse convinta della sua "innocenza" perché durante i
TERMINI di indagini non ha fornito a Giuffrida i NOMI , COGNOMI e MOVIMENTI
BANCARI?



Berlusconi al processo di dell'utri invece di:

-AVVALERSI DELLA FACOLTA DI NON RISPONDERE-

alla specifica domanda sui finanziamenti, perché non ha fornito tutti i
NOMI dei finanziatori?

Aveva l'OCCASIONE per spiegare le ORIGINI dei suoi finanziamenti, poteva
sputtanare i Kumunisti, Travaglio, Micromega e Kattablin, ma ha taciuto,
poteva gridare al complotto Kumunista fornendo i NOMI, ma si è AVVALSO DELLA
FACOLTA' DI NON RISPONDERE.



-----------------------------------------------------





Per finire la CHICCA di GHEDINI (il parlamentaravvocatoalsoldodelpadrone)



Questa è PROPRIO il massimo della Paracùlaggine delle Libertà:



"Silvio Berlusconi ha creato ricchezza e decine di migliaia di posti di
lavoro in modo assolutamente corretto. Questo e' tutto cio' che si evidenzia
dopo anni e anni di inattendibili ricostruzioni.

Dove, quando? Io non ho EVIDENZIATO niente in merito.

Oscuri giornalisti sono diventati famosi e analfabeti di ritorno sono
diventati scrittori, diffamando Silvio Berlusconi in merito all'origine del
suo patrimonio. La transazione sottoscritta dal tecnico della Banca d'Italia
e consulente della Procura di Palermo Dottor Francesco Giuffrida dimostra
inequivocabilmente l'assoluta infondatezza di ogni ipotesi di illiceita' o
carenza di trasparenza dell'origine del denaro utilizzato per fondare la
Fininvest. Denaro lecito, derivante da operazioni finanziarie tutte
ricostruite fino all'ultimo centesimo".

Ricostruite fino all'ultimo centesimo?

Dove sarebbero scritte sulla TRANSAZIONE le operazioni finanziarie tutte
ricostruite fino all'ultimo centesimo? Boh io non le ho viste e VOI?





OSTE E' BUONO IL VINO?

CERTO CHE E' BUONO.





NON HA DIMOSTRATO NIENTE DI NIENTE
--
=================================
Legge - e - Ordine
i valori di una Destra che non c'è più.
=================================
Dajeggiu
2007-07-29 09:41:31 UTC
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Post by Law & Order
AHAHHAHHAHAH
Ho letto il comunicato su TGCOM che dire?
Il classico esempio della DISINFORMATIA BERLUSCOIDE: una lenzuolata di
NIENTE tanto da far impallidire il fotoromanzo spedito coi soldi dei
contribuenti alle elezioni del 1994.
caro law e order che il berlusconi sia un delinquente a piede libero è
evidente tranne che per quelli plagiati dallo stesso venditore di fuffa
la legge x berlusconi è sempre stata un'handicap per fare affari.
la politica un modo furbo per non andare in galera o in esilio (che bello
sarebbe togliercelo dalle palle)
ha insegnato agli italiani a fare i furbi e per molti rimarrà un mito ed un
esempio proprio per questo
meno male ci sono milioni di italiani che credono in altri valori e che di
queli come berlusconi non sanno proprio che farsene.
ai poveretti che vogliono riabilitare berlusconi dico che è una missione
impossibile: la coscienza non si lava con le chiacchiere ne coi miliardi
forza italia! quella onesta
a casa i merdoni delinquenti e conniventi e venduti vari della cdl (e anche
quei pochi della sx ovviamente)
Law & Order
2007-07-29 10:26:13 UTC
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Il Rapporto segreto dei Tecnici della Banca d'Italia

Articolo pubblicato il 03.08.2000

Eccola, la vera storia della nascita dell'impero Fininvest. riassunta in un
rapporto di 120 pagine firmato dai tecnici della Banca d'Italia. Un
documento per molti versi esplosivo, intitolato "Prima nota informativa sui
flussi finanziari delle società denominate Holding Italiana dalla prima alla
ventiduesima", arrivato nelle mani dei magistrati di Palermo nell'aprile del
1999. Ma che solo nella seconda metà del luglio di quest'anno è stato
depositato agli atti del processo per concorso esterno in associazione
mafiosa contro Marcello Dell'Utri. È la storia di un uomo riuscito, in
quattro anni, a creare un moloch multimediale: Silvio Berlusconi. Facendo lo
slalom tra prestanome, fiduciarie e tanti soldi in contanti. Con l'aggiunta
di un tocco di genio della Popolare di Lodi, che nel 1991 scheda le Holding
del Cavaliere, ovvero le società che controllano la Fininvest, alla voce
«servizi di parrucchieri ed istituti di bellezza».
La relazione commissionata dai pm di Palermo nell'ambito di un'inchiesta per
riciclaggio, poi archiviata all'inizio di quest'anno, chiarisce molti
interrogativi sull'origine delle fortune del Cavaliere, ma lascia spazio
ancora a tante domande. Misteri che Silvio Berlusconi, lanciato verso la
riconquista di Palazzo Chigi, avrà comunque modo di sciogliere
definitivamente in autunno. Perché già all'inizio del processo contro
Dell'Utri sia la difesa che l'accusa avevano chiesto la sua testimonianza.
Non aprite quella porta. L'inchiesta inizia con un colpo di scena nel giugno
del 1998, quando uomini della Direzione Investigativa Antimafia bussano alle
porte della Lodi per tentare di ricostruire i movimenti sui conti delle
Holding. La Popolare di Lodi è l'istituto che nel 1991 ha incorporato la
Banca Rasini. Il crocevia dal quale sono passati buona parte dei primi soldi
del Cavaliere e dove suo padre Luigi è stato per vent'anni l'uomo di fiducia
della proprietà. Eppure, negli uffici della Lodi, quando gli ispettori
chiedono notizie delle Holding, si sentono rispondere: «Quelle società non
figurano tra i nostri clienti». Ma non è vero. Le Holding Italiana ci sono
eccome. Solo che una mano burlona le ha censite come saloni di bellezza. I
dipendenti in pensione della Rasini svelano agli investigatori che al quarto
piano dell'agenzia milanese di Piazza dei Mercanti c'è un archivio
dimenticato: i microfilm dei conti delle Holding stanno lì. A settembre del
'98, gli investigatori si lamentano con l'ufficio legale della Lodi. E la
banca fa marcia indietro: «Scusate, c'è stato un errore, abbiamo cambiato i
computer e fatto qualche confusione nel censimento». I magistrati segnalano
il comportamento della Popolare alla Banca d'Italia.
Un SuperQuiz da 500 miliardi. Tra le pagine del rapporto si rincorrono
miliardi a palate. Denaro che cade a pioggia, a volte in contanti a volte
con assegni circolari, per pompare liquidità nelle casse del Biscione:
almeno 200 miliardi transitati sui conti delle 22 Holding tra il 1977 e il
1985, seguendo giri tortuosi. Talmente tortuosi che di ben 114 miliardi (502
di oggi), i tecnici di Bankitalia non riescono a ricostruire l'esatta
provenienza. La maggioranza delle operazioni viene eseguita formalmente da
due fiduciarie della Bnl, la Saf e la Servizio Italia, che operano "franco
valuta". Ovvero, lasciano che i vari aumenti di capitale che la Fininvest
nel corso degli anni ha eseguito attraverso le Holding vengano portati a
termine dai fiducianti (Berlusconi e famiglia), senza pretendere copie dei
bonifici e degli assegni. Una pratica che lascia «perplessi» anche gli
ispettori Bnl inviati nel 1994 a spulciare i conti delle fiduciarie.
Formidabili quegli anni. Ma anche se mancano molte pezze contabili, un fatto
è certo. Dal punto di vista finanziario, lo spartiacque tra il Berlusconi
palazzinaro e il Berlusconi tycoon televisivo cade il 6 aprile del 1977.
Quel giorno, la Fininvest srl aumenta il capitale da 2,5 a 10,5 miliardi.
L'operazione, secondo gli esperti di Bankitalia, ha almeno due aspetti
misteriosi: gli otto miliardi dell'aumento (44 miliardi al valore odierno)
vengono versati in contanti e «al momento non si conosce la provenienza
della somma». Il 2 dicembre, nelle casse della Fininvest srl arrivano altri
16,4 miliardi (90,8 di oggi) come «finanziamento soci». E pure in questo
caso la documentazione bancaria acquisita non registra la provenienza dei
fondi. Erano in contanti? E se invece erano assegni, da dove arrivava la
provvista?
Questo enorme sforzo finanziario accompagna l'esplosione pubblica di
Berlusconi. Proprio nel 1977, Silvio viene nominato cavaliere, compra un
primo 12 per cento del "Giornale" di Montanelli e comincia a credere davvero
nelle tv. Il capitale di Telemilano, che per quattro anni si era limitata a
trasmettere via cavo a Milano 2, sale a mezzo miliardo. E a fine anno,
Silvio arriva settimo nella classifica dei contribuenti milanesi, con 304
milioni di reddito.
Il miracolo di Sant'Ambrogio. Ma l'operazione che meglio riassume la
raffinatezza finanziaria del cavaliere va in scena il 7 dicembre del 1978,
festa di Sant'Ambrogio, quasi in contemporanea con il "Simon Boccanegra"
diretto da Claudio Abbado che quell'anno apre la stagione della Scala.
Mentre dal loggione piovono gli applausi per la regia di Strehler, sui conti
delle Holding e delle fiduciarie del cavaliere nella filiale di Segrate
della Popolare di Abbiategrasso sembrano piovere dal nulla 17,98 miliardi
(88 di oggi). Il denaro si attorciglia lungo otto giroconti (vedi
illustrazione a pag. 47). Ufficialmente, il valzer parte da Fininvest Srl e
finisce nelle casse di Fininvest Roma, una scatola vuota amministrata da
Umberto Previti, il padre di Cesare. Il malloppo corre all'impazzata
entrando e uscendo dai conti Saf, dopo un giro contabile tra Silvio e lo zio
Luigi Foscale. E già che c'è, passa pure tra le Holding 1-19 all'apparente
scopo di finire nella controllata Fininvest Roma srl.
Gli esperti di Bankitalia non sono riusciti a trovare il primo e l'ultimo
anello della catena. Nel rapporto, le caselle "primo ordinante" e "ultimo
beneficiario" vengono riempite con «XXXXXX soggetto da identificare». Come
non bastasse, unico caso tra la documentazione esaminata, parte dei
microfilm delle operazioni di dicembre vanno in fumo. Nella relazione si
legge a pagina 16: «La banca dichiara di aver disponibili gli estratti conto
delle Holding per il dicembre 1978 limitatamente a talune Holding, infatti
per 13 di esse la pellicola microfilmata risulta essersi bruciata».
L'intera operazione ha due effetti importanti. Capitalizza le Holding che,
con le banche, possono garantire la solidità di Fininvest e chiarire che il
vero proprietario è Silvio Berlusconi, sia pure al riparo delle fiduciarie.
Ma agli occhi indiscreti, ergono una vera e propria barriera di
riservatezza. Il tutto, proprio nel momento in cui l'impegno nel settore
televisivo aumenta di peso con l'inizio delle trasmissioni di Telemilano 58,
la "mamma" di Canale 5. Anche se quel 1978 era iniziato all'insegna della
segretezza, con l'iscrizione del Cavaliere alla Loggia P2 di Licio Gelli.
la Palina impazzita. Per far crescere le tv private servono sempre più
capitali, difficili da reperire in un periodo di crisi immobiliare. Negli
ultimi due mesi del '79, Silvio Berlusconi sembra però trovare la soluzione.
Il 19 ottobre, tramite dei prestanome, Sua Emittenza fonda una srl di nome
Palina. È una società che assomiglia a una siringa monouso: vivrà solo sette
mesi, concludendo un'unica operazione. Il 14 dicembre del '79, la Palina fa
girare sul proprio conto corrente, aperto nella sede milanese della Popolare
di Abbiategrasso, la bellezza di 27,68 miliardi (117 di oggi). Si comincia
con Palina che bonifica la somma alla Saf che, a sua volta, gira i 27
miliardi e rotti alle Holding Italiana 1-5 e 18-23. Scrivono gli esperti di
Bankitalia: «L'accredito Palina veniva specificatamente autorizzato dal
fiduciante Silvio Berlusconi, probabilmente in considerazione dell'atipicità
dell'operazione». Fatto sta che le Holding a loro volta accreditano
immediatamente la somma sui conti della Fininvest, che la storna a Milano 3
srl (altra società del gruppo). Quest'ultima, a sorpresa, restituisce il
tutto a Palina. L'operazione viene giudicata «priva di qualsiasi
giustificazione contabile e amministrativa». Ci sono dunque 27, 68 miliardi
senza un padrone? O forse la mitica Palina quei soldi non li ha mai visti?
Amilcare Ardigò, il commercialista presso la quale era domiciliata la
Palina, dichiara alla Dia: «Non ho mai avuto notizia del transito di quei
soldi». E spiega come la Palina non abbia mai avuto un solo documento
contabile. Del resto, ad amministrarla era un settantacinquenne colpito da
ictus, tale Enrico Porrà, che proprio Ardigò accompagnava in carrozzella
alle assemblee. Per questo, ora il professionista si sorprende di fronte a
quei 27 miliardi : «Non ho mai accompagnato in banca Porrà, un prestanome di
Berlusconi, per il perfezionamento di operazioni relative a quella società».
Passano dieci giorni e tra il 24 e il 31 dicembre dello stesso anno la
Fininvest riceve altri 25 miliardi dalle Holding. Anche qui i funzionari di
Banca D'Italia tentano di ricostruire l'origine della maxiprovvista, ma
trovano traccia solo di un versamento da 4,3 miliardi effettuato da
Berlusconi in persona. E gli altri venti? Un regalo natalizio a chiudere un
'79 da incorniciare? Nell'aprile di quell'anno, Berlusconi inizia a
costruire Milano 3, e a settembre eccolo che crea con 4 miliardi la Cofint,
compagnia finanziaria televisiva. Il 3 ottobre nasce una delle sue figliole
predilette, la concessionaria Publitalia 80, con una dote di 3 miliardi.
Passano pochi giorni e il mitico Mike Bongiorno presenta "I sogni nel
cassetto" dagli studi di Canale 5.
Le banche ai piedi di Re Silvio. La girandola dei miliardi "franco valuta"
continua nei primi anni Ottanta, anche se il più è fatto. Tra il marzo del
1981 e il maggio del 1984, le varie Holding ricevono oltre 12 miliardi,
tutti rigorosamente di provenienza ignota. È vero però che il boom
televisivo di Berlusconi è sotto gli occhi di tutti, tanto che a luglio del
1980 il cavaliere dichiara di aver investito già 40 miliardi nel nuovo
business mediatico. Sono gli anni ruggenti dell'amico Bettino Craxi, che
dall'agosto del 1983 diventa primo ministro e guida la nazione con piglio
deciso. Come d'incanto, le pricipali banche italiane fanno la fila per
prestare soldi all'amico di Bettino. Dalla Centrale Rischi di Banca
d'Italia, si vede che fino al 1984 il gruppo Fininvest lavorava con la
Popolare di Novara, la Bnl e il Monte dei Paschi di Siena. Ma dal 1985 al
1987, Berlusconi ottiene decine di miliardi anche da Cariplo, Comit, Banca
di Roma e Credito Italiano. Nulla di sorprendente: la Fininvest è ormai un
colosso. Quello che stupisce è invece il duro giudizio espresso da alcuni
uffici fidi. Sintomatico il caso di Efibanca, la banca d'affari del gruppo
Bnl, che tra il 1982 e il 1993 presta alle società di Berlusconi ben 295
miliardi. Nel rapporto dei funzionari di Banca d'Italia, si assegna grande
rilevanza al primo finanziamento da 10 miliardi concesso nel 1982 alla
Cofint. Il giudizio iniziale dell'ufficio fidi di Efibanca parla «di
situazione consolidata alquanto provata», che al 31 dicembre 1980 «evidenzia
mezzi propri per circa 16 miliardi, contro debiti per 31». Ma a giugno, i 10
miliardi vengono puntualmente concessi. Tre anni dopo, in una relazione
preparata in occasione della modifica delle garanzie offerte al primo
finanziamento Cofint, i responsabili dell'ufficio fidi di Efibanca parlano
di «struttura patrimoniale indebolita» e notano come a fronte di debiti
certificati da Arthur Andersen nel 1983 pari a 840 miliardi, vi siano «solo
notizie di stampa secondo cui il fatturato del gruppo oscillerebbe tra i
1.000 e 1.200 miliardi, senza nessun riferimento al risultato reddituale
conseguito». Con una relazione di questo tono, la bocciatura dei nuovi
finanziamenti sembra scontata. E invece, in margine al documento, la Dia
troverà «un appunto con sigla non appurata: "relazione non esatta nella sua
impostazione"».
MA QUANTI PREVITI. A Efibanca, insomma, Berlusconi ha più di un santo in
paradiso. Tra i consulenti dell'istituto figurano pure l'avvocato Cesare
Previti e la società Sirea (Società italiana revisione aziendale)
amministrata, tra gli altri, dall'ingegner Giuseppe Previti. Cesare e
Giuseppe sono figli del commercialista Umberto, amministratore unico della
Fininvest sin dalla fondazione. Ma non basta. Efibanca rinuncia ben presto a
chiedere ipoteche per i finanziamenti al gruppo Fininvest. Scelte sulle
quali il collegio sindacale dell'istituto avrebbe potuto anche sollevare
qualche dubbio. E invece va tutto bene. Del resto, anche tra i sindaci non
mancavano i doppi incarichi. Antonio Berton, sindaco dal 1984 al 1994 di Bnl
holding, nello stess o periodo era anche titolare della Fiduciaria Padana,
un altro schermo societario utilizzato dal cavaliere per i suoi misteriosi
aumenti di capitale. Sempre Berton viene nominato liquidatore della
berlusconiana Cofint.
Nello scorso autunno, pure la generosa Efibanca viene rilevata dalla solita
Popolare di Lodi. Una storia a lieto fine. In attesa che un errore dei
computer trasformi anche loro, i grigi ragionieri dell'ufficio fidi, in
abili coiffeur.
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Legge - e - Ordine
i valori di una Destra che non c'è più.
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Post by Dajeggiu
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AHAHHAHHAHAH
Ho letto il comunicato su TGCOM che dire?
Il classico esempio della DISINFORMATIA BERLUSCOIDE: una lenzuolata di
NIENTE tanto da far impallidire il fotoromanzo spedito coi soldi dei
contribuenti alle elezioni del 1994.
caro law e order che il berlusconi sia un delinquente a piede libero è
evidente tranne che per quelli plagiati dallo stesso venditore di fuffa
la legge x berlusconi è sempre stata un'handicap per fare affari.
la politica un modo furbo per non andare in galera o in esilio (che bello
sarebbe togliercelo dalle palle)
ha insegnato agli italiani a fare i furbi e per molti rimarrà un mito ed
un esempio proprio per questo
meno male ci sono milioni di italiani che credono in altri valori e che di
queli come berlusconi non sanno proprio che farsene.
ai poveretti che vogliono riabilitare berlusconi dico che è una missione
impossibile: la coscienza non si lava con le chiacchiere ne coi miliardi
forza italia! quella onesta
a casa i merdoni delinquenti e conniventi e venduti vari della cdl (e
anche quei pochi della sx ovviamente)
Fluck
2007-07-29 18:27:22 UTC
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Il Rapporto segreto dei Tecnici della Banca d'Italia
Articolo pubblicato il 03.08.2000
Eccola, la vera storia della nascita dell'impero Fininvest. riassunta in un
rapporto di 120 pagine firmato dai tecnici della Banca d'Italia. Un
documento per molti versi esplosivo, intitolato "Prima nota informativa sui
flussi finanziari delle società denominate Holding Italiana dalla prima alla
ventiduesima", arrivato nelle mani dei magistrati di Palermo nell'aprile del
1999. Ma che solo nella seconda metà del luglio di quest'anno è stato
depositato agli atti del processo per concorso esterno in associazione
mafiosa contro Marcello Dell'Utri. È la storia di un uomo riuscito, in
quattro anni, a creare un moloch multimediale: Silvio Berlusconi. Facendo lo
slalom tra prestanome, fiduciarie e tanti soldi in contanti. Con l'aggiunta
di un tocco di genio della Popolare di Lodi, che nel 1991 scheda le Holding
del Cavaliere, ovvero le società che controllano la Fininvest, alla voce
«servizi di parrucchieri ed istituti di bellezza».
La relazione commissionata dai pm di Palermo nell'ambito di un'inchiesta per
riciclaggio, poi archiviata all'inizio di quest'anno, chiarisce molti
interrogativi sull'origine delle fortune del Cavaliere, ma lascia spazio
ancora a tante domande. Misteri che Silvio Berlusconi, lanciato verso la
riconquista di Palazzo Chigi, avrà comunque modo di sciogliere
definitivamente in autunno. Perché già all'inizio del processo contro
Dell'Utri sia la difesa che l'accusa avevano chiesto la sua testimonianza.
Non aprite quella porta. L'inchiesta inizia con un colpo di scena nel giugno
del 1998, quando uomini della Direzione Investigativa Antimafia bussano alle
porte della Lodi per tentare di ricostruire i movimenti sui conti delle
Holding. La Popolare di Lodi è l'istituto che nel 1991 ha incorporato la
Banca Rasini. Il crocevia dal quale sono passati buona parte dei primi soldi
del Cavaliere e dove suo padre Luigi è stato per vent'anni l'uomo di fiducia
della proprietà. Eppure, negli uffici della Lodi, quando gli ispettori
chiedono notizie delle Holding, si sentono rispondere: «Quelle società non
figurano tra i nostri clienti». Ma non è vero. Le Holding Italiana ci sono
eccome. Solo che una mano burlona le ha censite come saloni di bellezza. I
dipendenti in pensione della Rasini svelano agli investigatori che al quarto
piano dell'agenzia milanese di Piazza dei Mercanti c'è un archivio
dimenticato: i microfilm dei conti delle Holding stanno lì. A settembre del
'98, gli investigatori si lamentano con l'ufficio legale della Lodi. E la
banca fa marcia indietro: «Scusate, c'è stato un errore, abbiamo cambiato i
computer e fatto qualche confusione nel censimento». I magistrati segnalano
il comportamento della Popolare alla Banca d'Italia.
Un SuperQuiz da 500 miliardi. Tra le pagine del rapporto si rincorrono
miliardi a palate. Denaro che cade a pioggia, a volte in contanti a volte
almeno 200 miliardi transitati sui conti delle 22 Holding tra il 1977 e il
1985, seguendo giri tortuosi. Talmente tortuosi che di ben 114 miliardi (502
di oggi), i tecnici di Bankitalia non riescono a ricostruire l'esatta
provenienza. La maggioranza delle operazioni viene eseguita formalmente da
due fiduciarie della Bnl, la Saf e la Servizio Italia, che operano "franco
valuta". Ovvero, lasciano che i vari aumenti di capitale che la Fininvest
nel corso degli anni ha eseguito attraverso le Holding vengano portati a
termine dai fiducianti (Berlusconi e famiglia), senza pretendere copie dei
bonifici e degli assegni. Una pratica che lascia «perplessi» anche gli
ispettori Bnl inviati nel 1994 a spulciare i conti delle fiduciarie.
Formidabili quegli anni. Ma anche se mancano molte pezze contabili, un fatto
è certo. Dal punto di vista finanziario, lo spartiacque tra il Berlusconi
palazzinaro e il Berlusconi tycoon televisivo cade il 6 aprile del 1977.
Quel giorno, la Fininvest srl aumenta il capitale da 2,5 a 10,5 miliardi.
L'operazione, secondo gli esperti di Bankitalia, ha almeno due aspetti
misteriosi: gli otto miliardi dell'aumento (44 miliardi al valore odierno)
vengono versati in contanti e «al momento non si conosce la provenienza
della somma». Il 2 dicembre, nelle casse della Fininvest srl arrivano altri
16,4 miliardi (90,8 di oggi) come «finanziamento soci». E pure in questo
caso la documentazione bancaria acquisita non registra la provenienza dei
fondi. Erano in contanti? E se invece erano assegni, da dove arrivava la
provvista?
Questo enorme sforzo finanziario accompagna l'esplosione pubblica di
Berlusconi. Proprio nel 1977, Silvio viene nominato cavaliere, compra un
primo 12 per cento del "Giornale" di Montanelli e comincia a credere davvero
nelle tv. Il capitale di Telemilano, che per quattro anni si era limitata a
trasmettere via cavo a Milano 2, sale a mezzo miliardo. E a fine anno,
Silvio arriva settimo nella classifica dei contribuenti milanesi, con 304
milioni di reddito.
Il miracolo di Sant'Ambrogio. Ma l'operazione che meglio riassume la
raffinatezza finanziaria del cavaliere va in scena il 7 dicembre del 1978,
festa di Sant'Ambrogio, quasi in contemporanea con il "Simon Boccanegra"
diretto da Claudio Abbado che quell'anno apre la stagione della Scala.
Mentre dal loggione piovono gli applausi per la regia di Strehler, sui conti
delle Holding e delle fiduciarie del cavaliere nella filiale di Segrate
della Popolare di Abbiategrasso sembrano piovere dal nulla 17,98 miliardi
(88 di oggi). Il denaro si attorciglia lungo otto giroconti (vedi
illustrazione a pag. 47). Ufficialmente, il valzer parte da Fininvest Srl e
finisce nelle casse di Fininvest Roma, una scatola vuota amministrata da
Umberto Previti, il padre di Cesare. Il malloppo corre all'impazzata
entrando e uscendo dai conti Saf, dopo un giro contabile tra Silvio e lo zio
Luigi Foscale. E già che c'è, passa pure tra le Holding 1-19 all'apparente
scopo di finire nella controllata Fininvest Roma srl.
Gli esperti di Bankitalia non sono riusciti a trovare il primo e l'ultimo
anello della catena. Nel rapporto, le caselle "primo ordinante" e "ultimo
beneficiario" vengono riempite con «XXXXXX soggetto da identificare». Come
non bastasse, unico caso tra la documentazione esaminata, parte dei
microfilm delle operazioni di dicembre vanno in fumo. Nella relazione si
legge a pagina 16: «La banca dichiara di aver disponibili gli estratti conto
delle Holding per il dicembre 1978 limitatamente a talune Holding, infatti
per 13 di esse la pellicola microfilmata risulta essersi bruciata».
L'intera operazione ha due effetti importanti. Capitalizza le Holding che,
con le banche, possono garantire la solidità di Fininvest e chiarire che il
vero proprietario è Silvio Berlusconi, sia pure al riparo delle fiduciarie.
Ma agli occhi indiscreti, ergono una vera e propria barriera di
riservatezza. Il tutto, proprio nel momento in cui l'impegno nel settore
televisivo aumenta di peso con l'inizio delle trasmissioni di Telemilano 58,
la "mamma" di Canale 5. Anche se quel 1978 era iniziato all'insegna della
segretezza, con l'iscrizione del Cavaliere alla Loggia P2 di Licio Gelli.
la Palina impazzita. Per far crescere le tv private servono sempre più
capitali, difficili da reperire in un periodo di crisi immobiliare. Negli
ultimi due mesi del '79, Silvio Berlusconi sembra però trovare la soluzione.
Il 19 ottobre, tramite dei prestanome, Sua Emittenza fonda una srl di nome
Palina. È una società che assomiglia a una siringa monouso: vivrà solo sette
mesi, concludendo un'unica operazione. Il 14 dicembre del '79, la Palina fa
girare sul proprio conto corrente, aperto nella sede milanese della Popolare
di Abbiategrasso, la bellezza di 27,68 miliardi (117 di oggi). Si comincia
con Palina che bonifica la somma alla Saf che, a sua volta, gira i 27
miliardi e rotti alle Holding Italiana 1-5 e 18-23. Scrivono gli esperti di
Bankitalia: «L'accredito Palina veniva specificatamente autorizzato dal
fiduciante Silvio Berlusconi, probabilmente in considerazione dell'atipicità
dell'operazione». Fatto sta che le Holding a loro volta accreditano
immediatamente la somma sui conti della Fininvest, che la storna a Milano 3
srl (altra società del gruppo). Quest'ultima, a sorpresa, restituisce il
tutto a Palina. L'operazione viene giudicata «priva di qualsiasi
giustificazione contabile e amministrativa». Ci sono dunque 27, 68 miliardi
senza un padrone? O forse la mitica Palina quei soldi non li ha mai visti?
Amilcare Ardigò, il commercialista presso la quale era domiciliata la
Palina, dichiara alla Dia: «Non ho mai avuto notizia del transito di quei
soldi». E spiega come la Palina non abbia mai avuto un solo documento
contabile. Del resto, ad amministrarla era un settantacinquenne colpito da
ictus, tale Enrico Porrà, che proprio Ardigò accompagnava in carrozzella
alle assemblee. Per questo, ora il professionista si sorprende di fronte a
quei 27 miliardi : «Non ho mai accompagnato in banca Porrà, un prestanome di
Berlusconi, per il perfezionamento di operazioni relative a quella società».
Passano dieci giorni e tra il 24 e il 31 dicembre dello stesso anno la
Fininvest riceve altri 25 miliardi dalle Holding. Anche qui i funzionari di
Banca D'Italia tentano di ricostruire l'origine della maxiprovvista, ma
trovano traccia solo di un versamento da 4,3 miliardi effettuato da
Berlusconi in persona. E gli altri venti? Un regalo natalizio a chiudere un
'79 da incorniciare? Nell'aprile di quell'anno, Berlusconi inizia a
costruire Milano 3, e a settembre eccolo che crea con 4 miliardi la Cofint,
compagnia finanziaria televisiva. Il 3 ottobre nasce una delle sue figliole
predilette, la concessionaria Publitalia 80, con una dote di 3 miliardi.
Passano pochi giorni e il mitico Mike Bongiorno presenta "I sogni nel
cassetto" dagli studi di Canale 5.
Le banche ai piedi di Re Silvio. La girandola dei miliardi "franco valuta"
continua nei primi anni Ottanta, anche se il più è fatto. Tra il marzo del
1981 e il maggio del 1984, le varie Holding ricevono oltre 12 miliardi,
tutti rigorosamente di provenienza ignota. È vero però che il boom
televisivo di Berlusconi è sotto gli occhi di tutti, tanto che a luglio del
1980 il cavaliere dichiara di aver investito già 40 miliardi nel nuovo
business mediatico. Sono gli anni ruggenti dell'amico Bettino Craxi, che
dall'agosto del 1983 diventa primo ministro e guida la nazione con piglio
deciso. Come d'incanto, le pricipali banche italiane fanno la fila per
prestare soldi all'amico di Bettino. Dalla Centrale Rischi di Banca
d'Italia, si vede che fino al 1984 il gruppo Fininvest lavorava con la
Popolare di Novara, la Bnl e il Monte dei Paschi di Siena. Ma dal 1985 al
1987, Berlusconi ottiene decine di miliardi anche da Cariplo, Comit, Banca
di Roma e Credito Italiano. Nulla di sorprendente: la Fininvest è ormai un
colosso. Quello che stupisce è invece il duro giudizio espresso da alcuni
uffici fidi. Sintomatico il caso di Efibanca, la banca d'affari del gruppo
Bnl, che tra il 1982 e il 1993 presta alle società di Berlusconi ben 295
miliardi. Nel rapporto dei funzionari di Banca d'Italia, si assegna grande
rilevanza al primo finanziamento da 10 miliardi concesso nel 1982 alla
Cofint. Il giudizio iniziale dell'ufficio fidi di Efibanca parla «di
situazione consolidata alquanto provata», che al 31 dicembre 1980 «evidenzia
mezzi propri per circa 16 miliardi, contro debiti per 31». Ma a giugno, i 10
miliardi vengono puntualmente concessi. Tre anni dopo, in una relazione
preparata in occasione della modifica delle garanzie offerte al primo
finanziamento Cofint, i responsabili dell'ufficio fidi di Efibanca parlano
di «struttura patrimoniale indebolita» e notano come a fronte di debiti
certificati da Arthur Andersen nel 1983 pari a 840 miliardi, vi siano «solo
notizie di stampa secondo cui il fatturato del gruppo oscillerebbe tra i
1.000 e 1.200 miliardi, senza nessun riferimento al risultato reddituale
conseguito». Con una relazione di questo tono, la bocciatura dei nuovi
finanziamenti sembra scontata. E invece, in margine al documento, la Dia
troverà «un appunto con sigla non appurata: "relazione non esatta nella sua
impostazione"».
MA QUANTI PREVITI. A Efibanca, insomma, Berlusconi ha più di un santo in
paradiso. Tra i consulenti dell'istituto figurano pure l'avvocato Cesare
Previti e la società Sirea (Società italiana revisione aziendale)
amministrata, tra gli altri, dall'ingegner Giuseppe Previti. Cesare e
Giuseppe sono figli del commercialista Umberto, amministratore unico della
Fininvest sin dalla fondazione. Ma non basta. Efibanca rinuncia ben presto a
chiedere ipoteche per i finanziamenti al gruppo Fininvest. Scelte sulle
quali il collegio sindacale dell'istituto avrebbe potuto anche sollevare
qualche dubbio. E invece va tutto bene. Del resto, anche tra i sindaci non
mancavano i doppi incarichi. Antonio Berton, sindaco dal 1984 al 1994 di Bnl
holding, nello stess o periodo era anche titolare della Fiduciaria Padana,
un altro schermo societario utilizzato dal cavaliere per i suoi misteriosi
aumenti di capitale. Sempre Berton viene nominato liquidatore della
berlusconiana Cofint.
Nello scorso autunno, pure la generosa Efibanca viene rilevata dalla solita
Popolare di Lodi. Una storia a lieto fine. In attesa che un errore dei
computer trasformi anche loro, i grigi ragionieri dell'ufficio fidi, in
abili coiffeur.
Honni soit qui mal y pense.

Cazzo, ma in questa benedetta pellicceria, quando arriveranno certe volpi?
1816
2007-07-29 12:04:24 UTC
Permalink
"Law & Order" <***@alice.it> ha scritto nel messaggio

maledetti komunisti, ora direte anche che negli anni '60 il padre di
Berlusconi era direttore della Banca Rasini di Milano, dove si riciclavano i
soldi della mafia siciliana!

Avreste pure l'ardire di affermare che fra il 1974 e il 1976 Berlu$coni
ospitò boss mafiosi nella sua villa!

Non vi manca certo il coraggio di scrivere che Berlu$coni si iscrisse alla
loggia P2 il 26 gennaio 1978 col numero di tessera 1816!!!

Tranquillamente direste che una sentenza di un giudice corrotto (Vittorio
Metta) gli ha assegnato il controllo della Mondadori nel 1990!!

Dichiarereste senza pudore che la casualità della sovrapposizione della data
di nascita di Forza Italia e della data di iscrizione alla P2, entrambe
casualmente cadute il 26 gennaio, non sia casualità ma sia, in realtà, un
messaggio occulto per dimostrare la continuità fra la P2 e Forza Italia.

Ma è incredibile!! Ma cosa si deve sentire! Ma senti questi!
Dajeggiu
2007-07-29 12:12:35 UTC
Permalink
Post by 1816
maledetti komunisti, ora direte anche che negli anni '60 il padre di
Berlusconi era direttore della Banca Rasini di Milano, dove si riciclavano
i soldi della mafia siciliana!
Avreste pure l'ardire di affermare che fra il 1974 e il 1976 Berlu$coni
ospitò boss mafiosi nella sua villa!
Non vi manca certo il coraggio di scrivere che Berlu$coni si iscrisse alla
loggia P2 il 26 gennaio 1978 col numero di tessera 1816!!!
Tranquillamente direste che una sentenza di un giudice corrotto (Vittorio
Metta) gli ha assegnato il controllo della Mondadori nel 1990!!
Dichiarereste senza pudore che la casualità della sovrapposizione della
data di nascita di Forza Italia e della data di iscrizione alla P2,
entrambe casualmente cadute il 26 gennaio, non sia casualità ma sia, in
realtà, un messaggio occulto per dimostrare la continuità fra la P2 e
Forza Italia.
Ma è incredibile!! Ma cosa si deve sentire! Ma senti questi!
grande sarà il giorno in cui tutta questa merda umana massonica e mafiosa
scomparirà definitivamente almeno dalla scena politica...
grande il giorno in cui le anime pie che hanno creduto alle scenate del
cavaliere capiranno chi è veramente PAperon de Berlusconi
lo so che lo vedrò questo giorno...lo so...
Fluck
2007-07-29 18:31:17 UTC
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Post by 1816
maledetti komunisti, ora direte anche che negli anni '60 il padre di
Berlusconi era direttore della Banca Rasini di Milano, dove si riciclavano i
soldi della mafia siciliana!
Avreste pure l'ardire di affermare che fra il 1974 e il 1976 Berlu$coni
ospitò boss mafiosi nella sua villa!
Non vi manca certo il coraggio di scrivere che Berlu$coni si iscrisse alla
loggia P2 il 26 gennaio 1978 col numero di tessera 1816!!!
Tranquillamente direste che una sentenza di un giudice corrotto (Vittorio
Metta) gli ha assegnato il controllo della Mondadori nel 1990!!
Dichiarereste senza pudore che la casualità della sovrapposizione della data
di nascita di Forza Italia e della data di iscrizione alla P2, entrambe
casualmente cadute il 26 gennaio, non sia casualità ma sia, in realtà, un
messaggio occulto per dimostrare la continuità fra la P2 e Forza Italia.
Ma è incredibile!! Ma cosa si deve sentire! Ma senti questi!
Quante malelingue bazzicano questo ennegi !

Per fortuna che c'è sempre er pugnetta a difendere l'onore dei berluskas
boys.

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