Pier
2011-12-21 12:36:28 UTC
Butta già male a Baghdad
Mercoledì 21 Dicembre 2011
La pace tra sunniti e sciiti è già in pericolo e nessuno ascolta l'Amministrazione
del ritiro-Il ritiro dei soldati americani dall'Iraq è appena stato
completato tre giorni fa e già il governo di Baghdad sotto la guida del
primo ministro Nouri al Maliki tira uno schiaffo in faccia all'Amministrazione
Obama, con una mossa che assomiglia molto all'eliminazione politica della
minoranza sunnita
dalla carta del potere. Ieri il vicepresidente Tariq al Hashemi è fuggito
verso nord, in salvo nella regione semiautonoma del Kurdistan, dove le
truppe del governo centrale non possono entrare, inseguito da un mandato di
cattura. L'accusa è di avere usato le guardie del corpo come una squadra
della morte contro rivali politici.
Maliki è appena stato a Washington e il vicepresidente Joe Biden passa ore
al telefono, ma non ottiene nulla. Al Hashemi è il sunnita arrivato più in
alto nella politica dell'Iraq, dove il potere degli sciiti è predominante.
La sua era una figura di garanzia, per rassicurare la sua gente: vedete, c'è
posto anche per noi, saremo ascoltati. La sua estromissione ora segna la
rottura del patto politico su cui si regge la pace, tornata grazie a un
prezioso lavoro di ago e filo degli americani - generali e politici - dopo
la quasi guerra civile scoppiata nel 2006, con l'attentato di al Qaida
contro la Cupola d'oro della moschea di Samarra. Il governo ora mostra in
televisione le "confessioni" delle guardie del corpo, che il capo politico
del blocco sunnita, Iyad Allawi, definisce "completamente fabbricate, come
ai tempi di Saddam". Il sito del primo ministro definisce al Hashemi "un
terrorista". Lui dalla latitanza chiede: "Perché tirano fuori queste storie
ora, appena gli americani sono andati via?".
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Daniele Raineri
Mercoledì 21 Dicembre 2011
La pace tra sunniti e sciiti è già in pericolo e nessuno ascolta l'Amministrazione
del ritiro-Il ritiro dei soldati americani dall'Iraq è appena stato
completato tre giorni fa e già il governo di Baghdad sotto la guida del
primo ministro Nouri al Maliki tira uno schiaffo in faccia all'Amministrazione
Obama, con una mossa che assomiglia molto all'eliminazione politica della
minoranza sunnita
dalla carta del potere. Ieri il vicepresidente Tariq al Hashemi è fuggito
verso nord, in salvo nella regione semiautonoma del Kurdistan, dove le
truppe del governo centrale non possono entrare, inseguito da un mandato di
cattura. L'accusa è di avere usato le guardie del corpo come una squadra
della morte contro rivali politici.
Maliki è appena stato a Washington e il vicepresidente Joe Biden passa ore
al telefono, ma non ottiene nulla. Al Hashemi è il sunnita arrivato più in
alto nella politica dell'Iraq, dove il potere degli sciiti è predominante.
La sua era una figura di garanzia, per rassicurare la sua gente: vedete, c'è
posto anche per noi, saremo ascoltati. La sua estromissione ora segna la
rottura del patto politico su cui si regge la pace, tornata grazie a un
prezioso lavoro di ago e filo degli americani - generali e politici - dopo
la quasi guerra civile scoppiata nel 2006, con l'attentato di al Qaida
contro la Cupola d'oro della moschea di Samarra. Il governo ora mostra in
televisione le "confessioni" delle guardie del corpo, che il capo politico
del blocco sunnita, Iyad Allawi, definisce "completamente fabbricate, come
ai tempi di Saddam". Il sito del primo ministro definisce al Hashemi "un
terrorista". Lui dalla latitanza chiede: "Perché tirano fuori queste storie
ora, appena gli americani sono andati via?".
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Daniele Raineri